Tutti noi abbiamo in mente piloti di Formula 1 che sfrecciano sulle loro monoposto a velocità incredibili, portando al limite sia il mezzo meccanico sia l’essere umano. Solo pochi invece conoscono bene il mondo dell’automobilismo endurance, disciplina altrettanto impegnativa ma soggetta a minore copertura mediatica. Queste categorie di gare presentano differenze nella loro preparazione psico-fisica e un impegno da parte dei piloti che non è da meno di quello dei loro più noti colleghi della F1.
Gare endurance: le caratteristiche
Le gare endurance sono gare di durata svolte con prototipi che hanno prestazioni di poco inferiori alle F1, oppure con vetture Gran Turismo che sono versioni da gara di auto di serie. La gara regina dell’endurance è la 24 ore di Le Mans, competizione ricca di storia e che affonda le sue radici agli albori dell’automobilismo. Altre gare sono la 24 ore di Spa, del Nürburgring, la 1000 miglia di Sebring o la 1000 km di Bathurst, oppure la corsa più prestigiosa oltreoceano, ovvero la 500 miglia di Indianapolis, in cui un solo pilota corre su un circuito ovale per quasi 3 ore, a una velocità media attorno i 300 km/h. Tutte queste competizioni possono essere considerate l’ultimo lascito dell’automobilismo eroico dei decenni passati e ancora oggi rivestono interesse e curiosità in chi vi partecipa e in chi li segue da vicino, nonostante la copertura televisiva sia sfavorita dall’eccessiva durata di questi eventi.
Pilota endurance: cosa gli è richiesto?
Ad affrontare una gara di 24 ore c’è un team composto da 3 piloti per ogni vettura, che si alternano alla guida per turni anche di 4 ore. Ogni pilota non può superare le 10 ore di guida totali. A contare maggiormente in questo tipo di gare è la concentrazione, evitare gli errori e tenere un ritmo di gara elevato e costante, limitando il più possibile l’insorgere della fatica. Vediamo ora in dettaglio cosa è richiesto ad un pilota endurance, in ordine di importanza:
· Resistenza: è la qualità più importante per questo tipo di pilota, che potrebbe essere chiamato per turni di guida di 4 ore con FC medie tra l’80 e il 90% della FC max, in un ambiente caldo e con presenza di monossido nell’abitacolo, vestito con il pesante abbigliamento protettivo, compiendo uno sforzo paragonabile ad una ultramaratona di running
· Efficienza mentale: in accordo con quanto scoperto dal team di Formula Medicine, azienda di Viareggio che si occupa di allenamento dei piloti e ricerca scientifica su come allenarli al meglio per le competizioni, ciò che differenzia un campione da un pilota normale è la capacità di ridurre al minimo lo spreco di energie nervose, qualità utile in particolare nelle gare di durata dove il pilota può arrivare a bruciare circa 4000 Kcal
· Forza specifica: è leggermente meno importante rispetto a quella richiesta dai piloti di F1, ma non trascurabile. La gamba sinistra preme sul freno esercitando forze tra i 70 e i 120 kg ad ogni frenata, il collo è sottoposto alle forze g, le braccia gestiscono lo sterzo e i muscoli del tronco si contraggono per stabilizzare e proteggere la colonna nei cambi di direzione; tutto ciò richiede elevati livelli di forza massima e resistente
· Capacità di reazione: la rapidità di riflessi è utile per questi piloti, specialmente di notte e in condizioni di stanchezza come ad esempio nell’ultimo turno di guida, quando il rischio di errori aumenta. Saper reagire prontamente anche in questi casi è fondamentale anche per la sicurezza
· Propriocezione: consiste nel saper percepire finemente il comportamento dell’auto modificando la guida di conseguenza, ed è fondamentale per essere veloci
Come allenare queste qualità al meglio?
Resistenza
Attività prolungate a media intensità sono l’ideale, ma è utile variare gli stimoli periodicamente, inserendo talvolta allenamenti più brevi ed intensi come sessioni HIIT. Gli sport più praticati sono ciclismo, corsa e nuoto. L’allenamento di resistenza ha la funzione di riduzione del battito cardiaco a riposo e durante la guida, limitando lo spreco di energie, potenzialmente riducendo la stanchezza nel finale di gara. Serve anche a limitare un aumento eccessivo del peso corporeo e della massa muscolare che sarebbe dannoso per questi atleti.
Efficienza mentale
Lunghe sessioni di guida al simulatore, focalizzandosi sul mantenere un ritmo costante ed elevato, cercando di contenere il calo di performance nei tempi sul giro dato dalla stanchezza mentale. Anche attività alternative che richiedono attenzione per un tempo prolungato, come suonare uno strumento musicale, possono aiutare allo scopo. Al contempo possono essere utili attività come yoga o tecniche di rilassamento, educando il pilota a cercare il rilassamento neuromuscolare quando le circostanze lo permettono. Ad esempio, nei rettilinei il pilota può evitare di stringere eccessivamente il volante per ridurre il lavoro sugli avambracci.
Forza specifica
Generalmente si svolge una prima parte della preparazione basata su esercizi classici in palestra, nei quali, dopo alcune settimane di allenamenti leggeri a circuito, si lavora per aumentare la forza massima generale. Nella seconda parte della preparazione si inseriscono esercizi specifici per il collo, con bande elastiche o zavorre, principalmente di tipo isometrico, esercizi per le gambe come leg press monopodalica per simulare la frenata, esercizi per la zona addominale e per le braccia, lavorando su forza massima e forza resistente specifica.
Capacità di reazione
Si allena con esercizi in cui si sfruttano palline da tennis, tabelloni luminosi con luci che si accendono da toccare il più velocemente possibile, ma non si trascura anche la rapidità di reazione a suoni (come un fischio) e a sensazioni tattili come le vibrazioni. Possono essere utili la speed ladder e il salto con la corda, attività che richiedono rapidità delle gambe e dei piedi, oltre che una buona coordinazione, qualità che entrano in gioco quando il pilota agisce sui pedali velocemente.
Propriocezione
Si fanno esercizi su superfici instabili come fitball, tavolette propriocettive o bosu.
Particolarmente utile e specifico è un esercizio in cui si simula la posizione di guida in equilibrio su una fitball, tenendo in mano un disco e imitando il movimento di sterzata.
Per fare tutto questo, il pilota ha bisogno di essere seguito da un chinesiologo, cioè il laureato in Scienze Motorie, che si occupa della creazione di un piano di allenamento periodizzato e specifico in funzione dei suoi impegni agonistici. Il chinesiologo però non segue da solo il pilota, ma è parte di un team in cui sono presenti anche fisioterapista, nutrizionista, medico e psicologo dello sport. In particolare il fisioterapista si occupa di riabilitazione da infortuni e aiuta a risolvere eventuali fastidi muscolo-scheletrici dopo il turno di guida, favorendo il rilassamento durante i turni di riposo dei piloti, il nutrizionista stila il piano alimentare, che in linea generale durante una gara endurance prevede pasti poco calorici ma frequenti e facilmente digeribili, con integratori specifici per il ripristino delle energie e dei liquidi persi durante la guida, il medico fa eseguire esami del sangue, test massimali o interviene in caso di malaugurato incidente, lo psicologo dello sport insegna il giusto approccio mentale alle gare, limitando l’ansia da prestazione e orientando il modo di pensare nella giusta direzione, controllando lo stato emotivo.
Riferimenti bibliografici
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A cura di
Enrico Repossi
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